Verso la fine dei 1834, egli si recò in una bottega artigiana, sita accanto alla chiesa di S. Nicola del Pozzo, nella strada dello Arcivescovado, dove da anni lavorava uno dei più va-lenti scultori di statue lignee del tempo, Francesco Verzella, e gli commissionò un gruppo di Addolorata con Angeli. Nell’esporgli la sua idea, con passione ed entusiasmo, pregò l’artista di scolpirgli un volto di Addolorata bello, molto bello. E il Verzella, che non era nuovo a scolpire volti di Madonne e dì Santi, promise di mettercela tutta da parte sua.
Infatti, messosi all’opera, produsse un volto di Madonna dai lineamenti perfetti e dall’e-spressione dolcissima. Ma Gaetano, nel vederlo, pur apprezzando il valore artistico, non era soddisfatto, sicché l’artista era costretto a rifarlo. La tradizione dice che soltanto alla diciassettesima volta, illuminandosi in volto, esclamasse: “Così era” ed arrossisse.
L’aveva, forse, vista in visione? In paese, si disse sempre:”Don Gaetano ha visto la Ma-donna”, ma egli mai ne parlò ad alcuno. Soltanto in una delle “Relazioni”, scrive: “”ap-parvemi il Beato Alfonso… avendo a fronte l’immagine di Maria SS.ma”.
 
La Vergine scolpita dal Verzella, in dimensione naturale, dal cui volto spira un dolore pro-fondo ma rassegnato, è seduta, con le mani poggiate sulle ginocchia, su di un masso ai piedi di una croce senza Cristo ed al cui lato sono deposte una lancia ed una spugna.
Alla sua sinistra, anche in dimensione naturale, un angelo cerca di consolarla, mentre alla sua destra, su di un poggio, un angioletto la fissa con occhi lacrimosi ed un altro, più sotto, per consolarla, si unisce al suo pianto. Sul masso, abbandonati qua e là, si vedono gli strumenti della Passione: chiodi, tenaglie, martelli e corona di spine.
Guardando quel “gruppo”, l’animo si sente invitato alla preghiera ed alla confidenza.