(da “L’Osservatore Romano” del 13-14 Ottobre 2008)

Una suora indiana, la prima santa del Paese, un sacerdote napoletano apostolo del confessionale, una religiosa svizzera missionaria in America latina e una catechista ecuadoriana:  con la canonizzazione di domenica 12 – la quinta del pontificato – Benedetto XVI propone come esempio alla Chiesa universale un uomo e tre donne che hanno testimoniato con la vita la loro fedeltà alla Parola di Dio. Sulla facciata della basilica vaticana gli arazzi con i ritratti dei nuovi santi sottolineavano questo aspetto:  tre di essi, infatti, sono ritratti con in mano il libro della Bibbia. Ed è significativo che questa canonizzazione sia avvenuta a conclusione della prima settimana del Sinodo dei vescovi dedicato alla Sacra Scrittura.
I nomi iscritti dal Papa nell’albo dei Santi sono quelli di Gaetano Errico (1791-1860), Maria Bernarda (Verena) Bütler (1848-1924) , Alfonsa dell’Immacolata Concezione (Anna Muttathupadathu, 1910-1946) , e Narcisa di Gesù Martillo Morán (1832-1869).
Benedetto XVI li ha offerti alla venerazione della Chiesa presiedendo la concelebrazione eucaristica in un’assolata piazza San Pietro, colorata da tante bandiere indiane, colombiane ed ecuadoriane. A sventolarle erano soprattutto membri delle comunità di migranti da questi Paesi, che vivono in Italia e in Europa. Ma in tanti hanno anche intrapreso lunghi viaggi dalle patrie di origine. Foulard azzurri per i seimila fedeli giunti dalla Campania in onore del santo napoletano. […]

[…] Pochi minuti prima delle 10 Benedetto XVI ha fatto il suo ingresso in piazza San Pietro, passando per il Portone di bronzo. Accompagnato dai cardinali diaconi Mejía e Cottier, il Papa era preceduto dalla processione dei quaranta concelebranti:  il cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, diocesi di provenienza di san Gaetano; ventisette presuli, tra i quali i monsignori Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil, diocesi di santa Narcisa; Jiménez Carvajal, arcivescovo di Cartagena en Colombia, dov’è morta santa Maria Bernarda; e Kallarangatt, vescovo di Palai, in rappresentanza del cardinale Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, a Roma per il Sinodo dei vescovi, ma impossibilitato a intervenire per motivi di salute.
Hanno concelebrato anche superiori e sacerdoti degli ordini religiosi legati al carisma dei nuovi santi, tra i quali i padri Azpiroz Costa, maestro generale dei Domenicani, Rodríguez Carballo, ministro generale dei Frati Minori, e Izzo, superiore generale dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.
Dopo i riti di introduzione, l’arcivescovo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, accompagnato dai postulatori – Toscano, dei Missionari dei Sacri Cuori, i francescani De Rosa e Califano e il domenicano Gómez García – si è avvicinato al Pontefice per domandargli di procedere alla canonizzazione, leggendo alcune brevi note biografiche. Per il presule salesiano è stata $\la prima volta da quando è alla guida del dicastero vaticano.
Dopo il canto delle litanie dei santi il Papa ha letto la “formula di canonizzazione”disponendo la redazione della Lettera apostolica circa l’avvenuta celebrazione. Nel frattempo le reliquie sono state collocate accanto all’altare da rappresentanti delle postulazioni. Tra questi la giovane Edelmina, che quando aveva sette anni fu miracolata per intercessione di Narcisa. Accompagnata dalla mamma, la donna oggi ventitreenne era vestita di bianco e con i capelli legati nel modo in cui viene ritratta la santa dell’Ecuador. Anche Mirma, che ha ricevuto il miracolo da Maria Bernarda Bütler, ha venerato le reliquie della sua protettrice.
Alla liturgia della Parola, la prima lettura è stata proclamata in spagnolo da suor Gloria Morán Martillo, familiare di santa Narcisa; il Vangelo è stato cantato in latino e in greco . Alla fine il coro del Pontificio Collegio Greco ha intonato èis pollà ète, dèspota (” ad multos annos , Padre Santo”).
Rappresentanti delle postulazioni hanno portato anche i doni all’offertorio:  in particolare una casula, una tovaglia e un’offerta per la carità del Papa sono state recate dai devoti della santa svizzera.
Hanno partecipato al rito diciannove cardinali, tra i quali il segretario di Stato Bertone. Numerosi anche i padri sinodali impegnati in questi giorni nei lavori della XII assemblea generale; i sacerdoti della Chiesa siro-malabarese, le religiose e i religiosi delle congregazioni legate ai nuovi santi.
In posti riservati erano gli arcivescovi Harvey e del Blanco Prieto, il vescovo De Nicolò e i monsignori Gänswein e Xuereb.
Insieme con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati; i monsignori Caccia, assessore, Parolin, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, Nwachukwu, Capo del Protocollo.
Cinque le delegazioni ufficiali intervenute:  quella dell’Ecuador era guidata dal vice-presidente della Repubblica, Lenín Moreno Garcés; quella dell’India dal ministro del Lavoro del governo centrale, Oscar Fernandes; quella della Confederazione Svizzera dal Cancelliere Federale, Corina Casanova; quella della Colombia dall’Ambasciatore presso la Santa Sede, Juan Gómez Martínez; quella dell’Italia dall’Ambasciatore presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi.
Numerose le autorità intervenute, tra le quali il principe Michael di Kent; il governatore della Regione Campania Bassolino, con il sindaco di Napoli Russo Jervolino; una delegazione del Sovrano Militare Ordine di Malta; il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, Anderson; il comandante della Guardia Svizzera Pontificia Anrig, con il suo predecessore Mäder; il direttore del nostro giornale, Vian.
Al termine della celebrazione il Pontefice ha guidato la preghiera dell’Angelus e ha impartito la benedizione. Dopo aver compiuto in papamobile un giro tra i fedeli festanti in piazza San Pietro, Benedetto XVI è rientrato in basilica, dove nella Cappella della Pietà ha salutato i capi delle delegazioni ufficiali.
Finora sono diciotto i santi proclamati da Benedetto XVI nel corso di quattro cerimonie di canonizzazione svoltesi con la cadenza di una ogni anno in piazza San Pietro, oltre a quella dell’11 maggio 2007 a San Paolo del Brasile. Con loro Papa Ratzinger ha iscritto nell’albo dei beati sessanta servi di Dio.

La sinfonia della Chiesa

Tra le realtà che indicano con chiara evidenza il carattere cattolico della Chiesa – cioè la sua multiforme universalità, quella che con un termine orientale si può definire “sinfonia” – vi sono le canonizzazioni. Come ha mostrato benissimo l’ultima, celebrata da Benedetto XVI in una piazza San Pietro inondata dal sole di ottobre e colorata da mille bandiere. Le nuove figure esemplari ora proposte alla venerazione dei fedeli di tutto il mondo sono tre donne e un uomo:  la prima santa dell’India, una  giovane  laica  ecuadoriana, una suora svizzera missionaria in Ecuador e Colombia, un religioso napoletano.
Quattro modelli diversi in Paesi diversissimi tra loro, ma accomunati dall’arco cronologico delle loro vite, tra la Rivoluzione francese e la seconda guerra mondiale. Uniti soprattutto dalla risposta religiosa alla modernità che, in particolare nel corso dell’Ottocento, si afferma quasi come una nuova religione con l’intento di sostituirsi alla tradizione cristiana.
Sono state risposte tradizionali, se si vuole, quelle delle figure ora canonizzate dal vescovo di Roma, e che tuttavia hanno saputo testimoniare visibilmente la prospettiva cattolica – la tradizione, appunto – nei tempi nuovi. Così, non a caso il Papa ha definito san Gaetano uno scienziato del perdono nel secolo della scienza, mentre di santa Maria Bernarda, santa Narcisa e santa Alfonsa ha mostrato la capacità semplice di essere vicine alle loro genti nella scelta di Cristo.
A sottolineare la solennità e l’universalità della celebrazione hanno contribuito la proclamazione del vangelo, secondo la consuetudine liturgica delle canonizzazioni, nelle due principali antiche lingue della Chiesa di Roma, il greco e il latino, e l’intrecciarsi dei canti gregoriani, polifonici, popolari. Ma quello che ha colpito sono stati i colori delle bandiere agitate dai fedeli, tra cui spiccavano quelle dell’India, il Paese dal quale giungono – quasi ogni giorno e ormai da troppo tempo – notizie tremende di persecuzione dei cristiani.
Ai cristiani indiani – per i quali “si dovrebbe levare più fortemente la voce in Occidente”, come ha dichiarato al nostro giornale il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano – e a quanti cercano la pace Benedetto XVI ha ripetuto il suo sostegno, rivolgendo un nuovo appello ai persecutori perché rinuncino alla violenza. Una violenza intollerabile che ha creato una situazione, come ha sottolineato il primo ministro dell’India Manmohan Singh, pericolosa per le istituzioni della più grande democrazia del mondo e che è urgente superare per il bene di tutti.