Il P. Michele Sodano, primo postulatore della causa di beatificazione, chiede ed ottiene nel 1866 dal Card. Riario Sforza, arcivescovo di Napoli, l’apertura del processo ordinario diocesano, che dura fino al 1876.
Durante questi dieci anni si esaminano gli scritti e s’ascoltano i testimoni per verificare l’eroicità delle virtù cristiane del Servo di Dio.
Nel 1876 gli atti sono inviati alla Sacra Congregazione dei Riti ed il Papa Pio IX autorizza l’apertura del processo apostolico, dispensando dalla legge dei dieci anni, che debbono intercorrere tra il processo diocesano e quello apostolico.
Nel dicembre 1884 Leone XIII introduce il processo e firma il Rescritto che dichiara Gaetano Errico Venerabile.
Nel 1911, nell’ordinaria dei Cardinali si discute l’ammissione delle virtù in grado eroico alla presenza del Papa Pio X, che, però, a causa dei dubbi avanzati da qualche Consultore, rimanda il caso a nuovo ruolo per maggiori approfondimenti.
Un approfondimento che, purtroppo, durerà 63 anni e si concluderà il 4 ottobre 1974 con la dichiarazione dell’eroicità delle virtù da parte di Paolo VI.
Nel frattempo Dio fa scendere una pioggia di grazie sui devoti del Venerabile Gaetano Errico.
Tra queste c’è la guarigione del signor Caccioppoli Salvatore, di Castellammare di Stabia (Napoli).
È il 9 gennaio 1952, ore 9,30. Il signor Caccioppoli, da qualche tempo malato di stomaco, mentre si rade la barba, emette un “urlo bestiale”, contorcendosi per il forte dolore allo stomaco.
La moglie, Gaetana Moretti, di Secondigliano, devotissima del Venerabile, di cui porta il nome per voto, si rende conto della gravità della situazione e chiama subito il medico curante, il dott. Bartolo Quartuccio, che constata “dai notevoli segni clinici di doversi trattare d’addome acuto, tali da far pensare a possibile perforazione d’ulcera duodenale”.
Per una maggiore sicurezza egli si consulta con il collega chirurgo, il dott. Guglielmo Di Nola, che conferma la diagnosi ed ordina il ricovero in ospedale per l’intervento, senza il quale  la malattia risulterebbe funesta.
Sono le 16. La Moretti si ricorda di aver una reliquia del Venerabile. La fa baciare al marito, gliela pone sotto il guanciale ed insieme l’invocano.  Subito il malato, che poteva considerarsi un cadavere, incomincia a dar segni di vita e chiede da bere e quando comprende che sta per essere portato in ospedale, protesta: “Io mi sento bene, non voglio muovermi dal letto, quasi una forza arcana me lo suggerisce”.
Infatti, la mattina seguente, tra la meraviglia dei parenti, amici e, soprattutto, dei medici, ritornati per vederlo, s’alza dal letto guarito. 
Un esame radiografico del 26 marzo 1952 conferma l’avvenuta guarigione insieme alla scomparsa della nicchia dell’ulcera, prima ben visibile.
La documentazione medica e le testimonianze dell’accaduto, accuratamente raccolte, giacciono nell’archivio della postulazione fino al gennaio 1999, quando, studiate da un medico perito, sono presentate al tribunale ecclesiastico di Napoli, che esamina il caso dal 7 luglio al 15 ottobre 1999 ed invia il tutto alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi.
L’apposita commissione medica della Sacra Congregazione nella seduta del 30 marzo 2000 riconosce che si tratta di una guarigione rapida, completa, duratura, scientificamente inspiegabile.
La commissione teologica e l’Ordinaria dei Cardinali e Vescovi, nelle rispettive sedute del 3 luglio 2000 e 9 gennaio 2001, ammettono che la guarigione prodigiosa del signor Caccioppoli è da attribuirsi all’intercessione del Venerabile Gaetano Errico.
Giovanni Paolo II il 24 aprile 2001emette il decreto di beatificazione
La voce della gente, che diceva: “Il figlio di zia Maria è un santerello, è un santo e si deve fare santo”, s’è avverata.
Don Gaetano Errico, “O Superiore” di Secondigliano, è il Beato della sua gente, che tale l’ha sempre considerato.