Colui che contempla stupito le opere meravigliose che Dio ha compiuto per lui in Gesù Cristo, ha una gran voglia di esprimere a Dio tutta la sua gratitudine nel vedersi tanto e incredibilmente amato. Vive da uomo spirituale quando contempla il mistero in cui è immerso e risponde con uno stile rinnovato di vita.
Per scoprire la presenza di Dio nella propria vita e negli avvenimenti della propria storia, ci vuole uno sguardo penetrante, capace di leggere dentro la realtà e arrivare fino al mistero che l’attraversa.
La fede non è altro che uno sguardo penetrante, capace di togliere il velo che copre la propria esistenza.
Il credente vive di fede quando si immerge nel mistero della sua vita. Quando fa una specie di tuffo nel mistero “si immerge nel profondo della sua vita per tornare alla sua vita dopo aver contemplato il mistero”.
Chi vive di fede fa della sua esistenza una concreta e gioiosa sequela di Gesù. Ma non lo fa come se fosse un eroe solitario, impegnato in un’impresa disperata. Vive, crede, ama e spera in compagnia dei suoi fratelli.
Tale credente ha riscoperto nella sua vita quotidiana lo stile e la qualità della presenza di Dio e confessando la potenza di Dio che opera in Gesù Cristo, nella sua storia personale e collettiva, l’attenzione alla vita si trasforma subito nella festa della vita che sta diventando progressivamente nuova e salvata. La festa è così lo straordinario vangelo della vittoria definitiva sulla morte.

“Rallegriamoci. Non c’è spazio per la tristezza. È la vita che distrugge ogni paura”. È stato questo lo slogan dei tre giorni dell’ Emmaus. Un’esperienza pensata per i giovani, animata dai giovani e fatta dai giovani. Come Gesù di Nazareth i giovani amano la vita, ne assumono con coerenza gli aspetti ordinari, ne accettano le sfide, gli interrogativi, le tensioni della loro età; operano per il superamento delle ambiguità presenti nell’esperienza giornaliera e nello stesso tempo, fermentano con l’amore e la gioia ogni scelta.

Emmaus è un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme verso il quale sono diretti due discepoli che incontrano Cristo, non lo riconoscono, disputano sulle Scritture lungo tutto il tragitto, ma i loro occhi sono incapaci di riconoscerlo. Gesù parla il loro stesso linguaggio ma essi non comprendono nulla. Durante la cena, quando Cristo spezza il pane, lo riconoscono e gli dicono: «Signore, resta con noi perché si fa sera» (Lc 24,13-35).

“Emmaus” è un gruppo di giovani nato nella Casa Madre e coordinato dai Missionari dei Sacri Cuori che si propone di condividere ad altri giovani l’esperienza di Gesù Cristo, riconosciuto nello “spezzare il pane”, attraverso la testimonianza concreta e gioiosa della propria fede. E il I Emmaus ne è stato il concreto impegno. Dal 3 al 5 giugno 2005, 40 giovani si sono ritrovati insieme nell’Oasi di Maria a Visciano (NA), semplicemente per incontrare Gesù e riconoscerlo, proprio come hanno fatto i discepoli di Emmaus. Oggi è un gruppo che conta più di 180 giovani.