È un’immagine cara ai Padri della Chiesa dei primi secoli quella che mi è venuta in mente leggendo questa biografia di Gaetano Errico, fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori: l’immagine dell'”Ecclesia luna”. Nella notte del mondo, la Chiesa riflette la luce del solo Sole, il Cristo: dai Suoi raggi si lascia inondare, e con gratuità li restituisce per rischiarare le tenebre della Sua luce intramontabile. La coralità con cui i Padri d’Oriente e d’Occidente ricorrono a questa metafora, ne dice da sola la densità simbolica: sviluppandola, si potrebbe riconoscere nella luna crescente la Chiesa che annuncia la Parola di Dio al mondo; nella luna piena la Chiesa che celebra i divini misteri; e nella luna calante la Chiesa che “si perde” nella notte della carità, dando la vita per coloro che più hanno bisogno di amore. Gli elementi dell’immagine si ritrovano tutti nella vicenda di don Gaetano: la notte; il solo Sole; la luna; la sua triplice fase. Anzitutto, la notte: non è difficile riconoscerla nei tempi tormentosi e inquieti in cui si svolge la sua vicenda. Nato e vissuto nella Napoli della prima metà dell’Ottocento, in quella “sua” Secondigliano che rifletteva in sé tutte le tensioni dell’adiacente capitale del Regno, Gaetano Errico (1791-1860) vive per intero l’epoca di profondi cambiamenti che va dalla Rivoluzione francese e dalle sue “esportazioni” oltralpe all’ingresso di Giuseppe Garibaldi nella capitale borbonica per realizzarne l’annessione all’italia unita. In mezzo stanno la brevissima, intensa e drammatica vicenda della Repubblica napoletana del 1799, la sua repressione violenta, il periodo francese, la restaurazione da parte dei Borboni e il loro definitivo uscire di scena sotto i colpi dell’avventura dei Mille. Lo scenario della grande storia si riproduce in piccolo nelle figure che popolano il mondo di Gaetano: dagli anticlericali ai sanfedisti, dai santi ai peccatori più incalliti, dalle figure mediocri ai prudenti cercatori di compromessi, tutti attraversano il suo cammino e a tutti egli si sforza di relazionarsi come testimone di quella luce che molto presto gli ha inondato il cuore. È il sole di Cristo: è molto giovane Gaetano Errico quando se ne innamora. E a Cristo, desiderato, amato, cercato, seguito, testimoniato, donato, egli resterà fedele in ogni suo passo, fino alla consumazione dei suoi giorni nell’ultimo, commovente saluto reso alla Madre di Gesù, la “sua” Addolorata, portata dal suo popolo a visitarlo lì dove egli si sta preparando all’ultimo passaggio. Non è però un’avventura solitaria questo appassionato amore al Signore Gesù: Gaetano lo sa bene, e vive la relazione alla Chiesa con tenera e assoluta fedeltà di figlio, anche quando incomprensioni e calunnie lo faranno soffrire. Egli sa che lei sola è la luna: soltanto la Chiesa riceve i raggi dall’alto e solo lei può trasmetterli fedelmente al cuore degli uomini che tanto ne hanno bisogno. Perciò, la relazione al Vescovo, al Papa, ai confratelli e all’intero popolo dei credenti è appassionata, generosa, leale: e perciò il suo sacerdozio è vissuto in pienezza come ministero di riconciliazione, nutrito di fede e di carità, testimone di speranza più grande di tutte le ragioni che l’epoca offriva per non sperare. Le tre fasi dell’azione della Chiesa che si possono cogliere attraverso la metafora della luna caratterizzano anche la vita e l’opera di Gaetano Errico: anzitutto quella della luna crescente, del suo servizio alla Parola di Dio. Gaetano l’ascolta e la proclama incessantemente, con la sua straordinaria attività di predicatore e con le missioni popolari in tutti gli ambienti, a cominciare da quello urbano, cui consacra se stesso e quanti cominciano a raccogliersi intorno a lui. Ma egli sa che la Parola predicata tende alla Parola celebrata e vissuta: perciò, non solo fa dell’eucaristia il culmine e la fonte della sua esistenza, ma spende 43 anni della sua vita – quanti furono quelli fra l’ordinazione sacerdotale e la morte – a dedicarsi con generosità instancabile al ministero delle confessioni. Mentre le vicende drammatiche della grande storia si susseguono, Gaetano – come il buon Samaritano -pensa a medicare e guarire le ferite delle cosçienze, e ricostruisce dal di dentro il popoio dei santi di cui il mondo ha bisogno per trovare sempre di nuovo ragioni di vita e di speranza. La luna piena brilla di tutta la sua luce ricevuta e donata nel suo sacerdozio: e la gente lo sa, e si lascia attirare da questo apostolo della verità e della misericordia, che ti dice senza infingimenti chi sei e ti spalanca le braccia accoglienti del Padre che perdona e rinnova. Finalmente, anche la metafora della luna calante si compie significativamente nell’esistenza di Gaetano Errico: senza risparmio egli si dona ai più poveri; li cerca, li accoglie, li accompagna, insegna ai suoi figli a fare altrettanto e suscita storie di carità ricche di audacia e docili alla fantasia dello Spirito. Non c’è prova che lo lasci indifferente o lo veda spettatore assente: dal colera ai turbamenti sociali e politici, nulla ferma l’ardore della sua carità, il coraggio del suo voler stare accanto ai poveri per servirli e portarli al Signore Gesù. Queste poche riflessioni – raccolte intorno alla bella metafora patristica – giustificano da sole la pubblicazione di questa biografia, attenta a inquadrare la missione di Gaetano Errico negli scenari storici difficili e carichi di tensione in cui si svolse. Anche oggi la notte del mondo si lascia riconoscere nella radicalità dei cambiamenti e nelle inquietudini dell’epoca cosiddetta post-moderna, nata dalla crisi delle presunzioni ideologiche della ragione moderna e dai costi delle loro realizzazioni storiche. Anche oggi la tentazione della rinuncia ad amare e a sperare può essere grande. Ecco perché, oggi come allora, una vita come quella di don Gaetano appare eloquente ed esemplare. La testimonianza del Dio vivente come fondamento e patria del divenire umano, il ministero della riconciliazione, la carità verso i deboli e i poveri, l’audacia di sfidare con l’amore le solitudini degli egoismi personali e collettivi, prigionieri di sé, tutto questo parla ancora al cuore degli uomini e li sfida a vivere quell’esodo da sé senza ritorno che solo dà senso e bellezza alla vita: l’esodo verso Dio della fede; l’esodo verso il prossimo della carità operosa e contagiosa di vita e di speranza.