Nelle lettere scritte ai suoi figli spirituali e alle persone da lui dirette spiritualmente, Gaetano Errico inculca un amore filiale alla Vergine Maria.
Invita a ricorrere ed ad affidarsi a Lei: ” Amate Maria, nostra Madre, rinnovatele sempre il proposito di amarla, ripetendo: io voglio amare Maria, voglio donarle il cuore, voglio bruciare, solo, d’amore per te”; “Amate di vero cuore la Maestà divina, siate devotissimo della Vergine e non temete alcun male” (lett. 439)
Suggerisce nei momenti difficili di “confidare in Dio ed in Maria, perché quanto più vengono meno gli aiuti umani, tanto più sorgono quelli divini” (lett. 439)
Assicura della materna protezione ed intercessione di Maria: “Ringraziamo Maria SS., che sempre ci assiste con la sua materna protezione”; (lett. 602) “Noi meritiamo mille inferni per i nostri peccati, ma dobbiamo sperare nei meriti di Gesù Cristo e nell’intercessione della Vergine Maria” (lett. 238) e commenta, così, le parole di Gesù alla Mamma: “Donna ecco tuo figlio” (Gv.19, 26),
“Maria questi uomini che io ricompro con il mio sangue, voglio che siano tutti tuoi figli e tutti tu devi proteggere con il tuo potente patrocinio da tutti i nemici. Dopo simile raccomandazione potremo aspettare che il Cuore di Maria non ci aiuti nei nostri pericoli oppure che si dimentichi di noi nelle tribolazioni?”
L’immagine di Maria che gli è più familiare è quella che la raffigura ai piedi della croce.
Il Calvario è il luogo centrale della sua spiritualità, come sacerdote e fondatore.
I due Cuori, uno in Croce e l’altro ai piedi, con la loro sofferenza lo animano ad impegnare tutta la vita per lenire il loro dolore.
La contemplazione del Crocifisso lo spinge nella sua azione apostolica, senza dargli tregua.
Egli scrive: ” E sulla sommità del calvario, dove si mira spirare Cristo Crocifisso, senza alcun soccorso né umano né divino, dove si vede soffrire il Figlio e la Madre, su questo monte conoscete con sicurezza a quanto giunse l’amore del Cuore di Maria”.
Gaetano Errico nutre una fiducia filiale in Maria, della quale, sperimentando l’efficacia ogni giorno nella sua vita, invita tutti a mirarne il Cuore trafitto dalla spada del dolore: “Mirate quel volto benigno, quegli occhi amorosi, quelle mani benefiche, quell’amorosissimo ed ardentissimo Cuore e scorgerete sicuramente Maria che vi accoglie con il suo volto benigno, che mira le vostre necessità per aiutarvi e che con la sua mano vi chiama alla conversione e a porre in Lei, dopo Gesù, tutta la vostra speranza”.
Non perde occasione per parlare di Lei ed invitare le persone ad affidarsi: “Pensate a Maria, non vi fate sfuggire Maria dalla mente, non vi dimenticate di Maria nel vostro cuore”.
La sua conoscenza va al di là della semplice devozione, ed invita alla contemplazione per scoprirne tutte le meraviglie di Dio: “Entrate nella profondità del cuore di Maria, primogenita di Dio e fermatevi a considerare l’opera creata da Dio”.
A chi gli chiede qualcosa, non si stanca di ripetere: andate da Maria e ve li accompagna.
A Lei applica le parole del profeta: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”(IS 49,15) e dice: “Se il cuore di un madre non può dimenticarsi del fanciulletto, perché frutto del suo grembo, ed è tutta pronta e sollecita a soccorrerlo, quanto Maria non ci solleverà nelle nostre miserie, ci libererà da pericoli, ci confermerà nei dubbi, ci renderà forti nelle debolezze.” Riafferma così che la natura non ha più potenza della grazia nell’amare e che la grazia supera tanto la natura nell’amore.
Maria, ai piedi della croce, con la maternità spirituale riceve anche la profondità dell’amore del Cuore di Cristo, squarciato per amore.
Scrive, riportando una citazione di S. Bernardo,: “Se vi sono peccatori carichi di vizi, che compaiono pure con le vesti più luride e schifose d’iniquità, si presentino pure al Cuore di questa Madre tenerissima, tutto aperto per riceverli con amore sviscerato, per stringerli, per abbracciarli, anzi essa richiama con replicati inviti i restii, va loro in dietro e gira loro intorno con diligenza ed attenzione per salvarli. Ella per niente li lascia, non li abbandona, non si tira indietro, anche se sono nei più nefandi vizi, finché non giunge a riconciliarli con il Figlio”.
Gaetano Errico impegna tutta la sua vita a continuare la missione della Vergine Maria per estinguere la sete dei Cuori Santissimi di Gesù e di Maria dei peccatori.
È la missione, che chiede di continuare ai congregati del suo Istituto religioso, ai quali indica lo stile e lo spirito da tenere: un cuore, come quello di Maria, che non conosce ostacoli e confini, non fa discriminazioni, non pone condizioni, pur di portare il peccatore a Cristo.
Per chi impara ad amare come Maria, il mondo diventa un villaggio ed ogni uomo un fratello.
Gaetano Errico vuole, perciò, che i suoi missionari imparino da Maria ad aver un cuore dalla triplice dimensione, come il suo:
l’altezza per arrivare fino a Dio,
la larghezza per abbracciare tutti gli uomini,
l’ampiezza per estendersi a tutta la terra.
Il cuore del missionario dev’essere aperto, accogliente, pronto, generoso, sensibile, misericordioso, disponibile, che non si stanca mai, non si tira indietro davanti a niente, pur di riportare gli uomini a Cristo e vedere estinta la sua sete.
“Sforziamoci, perciò, conclude Gaetano Errico, di acquistare una vera, filiale, pronta devozione per Maria” per avere, come lei, la stessa passione per la salvezza dell’uomo.