Era forse l’anno 1855.
Per P. Errico, era una delle tante giornate da trascorrere chiuso tra quattro tavole del con-fessionale, assediato dalla solita folla di penitenti.
Ad un tratto, dalla strada, giunsero grida: e, strepiti. Poi Fra, Raffaele Scaglione, il cuoco della comunità, avvicinatosi al confessionale, parlò al Padre sottovoce.
Tornerò presto, disse Gaetano e seguì Fra Raffaele, dirigendosi entrambi verso la portine-ria dove, una donna, “dall’aspetto, povero, da sembrare la moglie di un contadino”, pallida e scarmigliata, più che raccontare, gridava a molti che la circondavano, la sua disgrazia.
Quando vide Gaetano, si staccò dal gruppo e correndogli incontro gli gridò: Voglio mia fi-glia, voglio mia figlia! Sono tre giorni che l’ho smarrita!
Ma la vuoi da me tua figlia? – le rispose Gaetano – Chiedila alla Madonna.
Dille: Madonna mia, voglio mia figlia!
E facendola passare per la sala d’udienza in cui c’era una porticina che immetteva nella chiesa, l’invitò ad inginocchiarsi dinanzi all’immagine dell’Addolorata.
Egli restò in sacrestia a pregare.
Dopo un buon quarto d’ora trascorso in lacrime e preghiera, la donna, credendo di trovare la figlia in sacrestia, ritornò da Gaetano gridando: Dov’è mia figlia? Voglio mia figlia!
E Gaetano: Buona donna, torna a casa, chiamala forte ed ella ti risponderà.
Ma la donna restava lì ferma, impietrita. Dovette ripetergli il comando per ben tre volte prima di tornare al confessionale.
Ritornata in Arzano, suo paese, la donna cominciò a chiamare a gran voce la figlia, come le aveva suggerito Gaetano.
Si sentì una vocina provenire da un lurido fosso. Era la figlia che vi languiva da tre giorni.
Tirata su, raccontò come era scivolata in quel luogo e una donna, vestita di nero, l’aveva, con un fazzoletto, difesa dai topi che volevano rosicchiarle i piedi, e, dandole un pezzo di pane, le aveva permesso di superare la fame in quei tre giorni.
Quando alcuni giorni dopo, madre e figlia tornarono a Secondigliano per ringraziare Gae-tano, questi le condusse dinanzi all’Addolorata e disse: Lei e non me dovete ringraziare. E’ Lei che vi ha fatto la grazia!
Qualche mese dopo, la donna ritornò portando una tavoletta ex voto, sulla quale erano stati dipinti l’Addolorata, Gaetano in preghiera e la bambina che veniva tirata fuori dal fos-so.
Ma s’imbattè nell’umiltà di Gaetano che, come deponeva Fra Raffaele, Scaglione, “fu sol-lecito a pigliarsi quella tavoletta, che non fu più trovata nè in sua vita, nè dopo la sua morte”.